sabato 23 novembre 2013

Firenze, rubavano telefoni, tablet e gioielli dai bagagli: denunciati dipendenti aeroportuali


Derubavano i viaggiatori appropriandosi di oggetti contenuti nei loro bagagli. Dieci dipendenti di una ditta che opera presso lo scalo aeroportuale di Firenze, per i servizi di stivaggio e pulizie a bordo degli aeromobili, sono stati denunciati e accusati di furto.
L'Ufficio Polizia di Frontiera Aerea di Firenze a conclusione delle indagini ha chiesto ed ottenuto dalla direzione Enac l'esclusione dei dieci lavoratori dalle attività in ambito aeroportuale, deferendoli contestualmente alla Procura di Firenze. La complessa e prolungata attività d'indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Firenze dall'ottobre 2012, era stata avviata in seguito alla riscontrata carenza dei servizi di handling e contestuale aumento delle denuncie di furto sui bagagli di viaggiatori in partenza ed in arrivo sullo scalo fiorentino. Le accurate attività di polizia giudiziaria hanno permesso di accertare che un gruppo di addetti al carico/scarico bagagli era solito aprire le valigie dentro le stive degli aerei mentre provvedevano al prelievo/stivaggio delle stesse. In questo contesto, gli stessi si appropriavano degli articoli più svariati, facilmente occultabili sulla persona e sotto gli indumenti (telefoni - tablet , apparecchi elettronici in genere, macchine fotografiche, oggetti d'oro e non ultimo denaro contante). Inoltre, era diventata ormai prassi consolidata che il passeggero il quale dimenticava oggetti a bordo dell'aereo, non riusciva più a recuperarli poichè alcuni degli addetti alle pulizie erano soliti appropriarsene, trattenendoli per se in alcuni casi e ricettandoli in altri. Il 16 gennaio l'Ufficio di Polizia di Frontiera di Firenze, supportato da altri agenti impiegati dalla Zona Polizia di Frontiera di Bologna, competente per le regioni Emilia Romagna, Toscana e Marche, eseguiva 17 perquisizioni nel corso delle quali venivano sequestrati numerosi articoli di bigiotteria, oro, macchine fotografiche e soprattutto apparecchi telefonici in particolare mmart phone che risultavano essere, come accertato nel corso delle indagini, «l'oggetto del desiderio» degli addetti alla società di facchinaggio.

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